La tenerezza in famiglia di Padre Camillo

Di p. Felice Ruffini, in Camillianum – Libri di storia e spiritualità camilliana – Vari, N 30s, 2010, pp.391-406

Premessa

L’amore e la tenerezza di San Camillo per gli ammalati è molto esaltata e celebrata. I tanti autori che hanno scritto della sua vita non mancano di dedicare ampio spazio al peculiare atto di Fede di vedere nel volto sofferente del malato che serviva il “volto stesso di Cristo”. I testimoni interrogati ai Processi Canonici in ordine alla “Beatificazione e Canonizzazione”, particolarmente i suoi Religiosi, sono tutti concordi sul parametro per eccellenza dell’amore umano quale è quello di una madre per il proprio figlio.

È una componente della sua Spiritualità che merita uno studio specifico, e ci auguriamo che qualcuno lo faccia “quam primum”. Non ha solo radici umane, che sarebbe ordinaria filantropia anche se lodevole. Ha radici teologiche che si sono sviluppate progressivamente da quel 2 febbraio 1575, giorno della sua “Conversione”; come amava ricordare e celebrare. Esse affondano nella costatazione quotidiana quale Amore misericordioso l Padre Celeste gli aveva riservato, grazie alla mediazione dell’Immacolata Madre del Verbo Incarnato. Quale sublime “carisma” il Crocifisso gli aveva consegnato perché ne fosse il Testimone credibile nell’ambito di una umanità malata e sofferente.

Ma con i suoi Religiosi quale era il suo comportamento? È possibile scoprire una sua “tenerezza in famiglia”? è un bel quesito! A dire il vero nel lungo viale dei miei “ricordi” non trovo un accenno. Anzi! … emerge la figura di una padre Camillo acceso di sacro degno, con la “beretta” calata sugli occhi e le “Sante Regole” in mano tonante contro dieci religiosi disobbedienti, licenziati per “avere fatto colatione nell’Hospidale Santo Spirito senza licenza”.

Con il passare degli anni, poi, e la possibilità di accedere alle fonti originali, e non mediate, venne la confortante scoperta che Padre Camillo era “tutt’altro”. Los torico camilliano contemporaneo, il p. Sanzio Cicatelli, quale teste ai “Processi Canonici” dà una “istantanea efficace: “era unico in consolare li sudditi, e con la sua prudenza e benignità ne fece restare molti nella Religione, che già erano tentati di partirsi”.

E infatti, se ci si dedica a fare una ricerca mirata nell’abbondante patrimonio di fonti storiche, costituito dai suoi scritti e antiche biografie, e di testimonianze di quanti lo hanno frequentato, emerge un Padre Camillo che “in famiglia” ha la medesima “tenerezza” vissuta al di fuori di essa…

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