La testimonianza di un confratello camilliano e la sua speranza per il popolo del Kurdistan – iracheno

 

In copertina p. Sebastian

Sebastian (Santhosh) Christi, è un religioso camilliano indiano che si è unito ad una missione di evangelizzazione di due settimane, con 1011394_1379425142274108_248611858_nun’attenzione particolare alla visita degli sfollati del Kurdistan iracheno, insieme con gli altri due delegati di Christeen and Fiath Ministries Questa iniziativa è scaturita come risposta all’invito dell’Arcivescovo Bashar Matte, vescovo di Erbil. P. Santhosh è attualmente il superiore di Snehatheeram, una casa per le persone che vivono con infermità terminali e solitudine, principalmente persone infette da HIV (sieropositive). Egli è anche responsabile di uno dei centri regionali della Camillian Task Force in India.

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Sto cercando di disegnare un quadro dettagliato (anche se non esaustivo) della situazione e delle necessità – e delle eventuali possibilità ministeriali per i camilliani – della popolazione profuga e sfollata in Kurdistan (porzione compresa nel territorio dell’Iraq). Condivido con voi la mia visita ad Erbil (Kurdistan, Iraq) tra gli uomini e donne sfollati che ora vivono sotto la cura del dell’arcidiocesi caldeo cattolica di Erbil. Ci sono anche altri campi profughi al di fuori di quelli sotto la cura della chiesa, per esempio, dipendenti direttamente dal governo. Non abbiamo neppure tentato di visitarne qualcuno di questi ultimi, a causa di complicazione e formalità che la vistia avrebbe richiesto. Per noi è stato più semplice usare la mediazione dell’Arcivescovo per entrare nel campo profughi, e lo stesso canale istituzionale sarà più sicuro e più facile anche in futuro.

Che cosa fa la diocesi, in particolare, per questo popolo?

In realtà, la chiesa offre moltissimo supporto attraverso molteplici interventi. Ma la necessità vanno ben oltre quello che la chiesa locale è in grado di gestire attraverso le sue sole risorse umane, molto limitate.

Struttura residenziale

  • L’Arcidiocesi caldeo cattolica di Erbil ha affittato alcune abitazioni da gente del posto per ospitale gli sfollati (una casa per 4 famiglie – in media)
  • L’Arcidiocesi ha ospitato numerose famiglie in istituzioni ecclesiastiche e in terreni aperti dove ha messo a disposizione dei caravans per gli sfollati.
  • Una delle parrocchie (Mar Elia Parish) ha ospitato più di 40 famiglie nel proprio spazio comune ed ora ci sono molti caravans, dove una volta c’era un bellissimo giardino.

Ospedale

L’Arcidiocesi caldeo cattolica di Erbil ha una piccola clinica con tre suore e alcuni volontari che possono aiutare coloro che sono malati nei campi per gli sfollati. Ci sono anche medici ogni giorno, per diverse specialità e per diversi turni giornalieri. Le medicina vengono distribuite al bisogno, gratuitamente.

Camminare insieme nella speranza: Alcune delle suore vivono in alcuni campi per profughi, in roulotte separate (case container), scegliendo di poter camminare con il loro popolo per condividere il tempo della fragilità e della paura. Ma loro sono veramente poche!

Fede e Morale: Alcune suore visitano i campi profughi, uscendo dai loro conventi ed insegnano il catechismo ai bambini, ecc.

Mano nella mano: L’Arcivescovo e i sacerdoti sono coinvolti nella raccolta di fondi e nel coordinamento della missione.

Il futuro: L’Arcidiocesi ha abbandonato alcuni dei suoi progetti ed è ora è molto coinvolta nella risposta alle necessità più urgenti:

  • Ospedale per la maternità: a breve si comincerà la costruzione di un ospedale di maternità, ristrutturando un grande edificio di un ospedale incompiuto;
  • Università: c’è anche un programma in diretta per iniziare una università in modo che i figli dei profughi possano continuare e/o riprendere gli studi.

E ‘possibile sostenere la Chiesa locale?

La chiesa locale ha bisogno di ogni tipo di supporto possibile. Ma i mezzi e i metodi devono essere discussi e pianificati. Questo potrebbe essere un ambito importante di intervento per i Camilliani, soprattutto in coordinazione con l’Arcidiocesi.

E ‘possibile acquistare cibo in questi posti?

557339_1404348573115098_2124549385_nIl cibo è fornito da un’organizzazione – l’Associazione Chiesa che soffre, che ha preparato una tessera attraverso l’arcidiocesi di Erbil, con le quale gli sfollati possono procurarsi gratuitamente, ogni mese, del cibo. È possibile approvvigionarsi di cibo anche attraverso la mediazione di un’agenzia delle Nazioni Unite, direttamente in alcuni negozi selezionati, con un prezzo fisso concordato. Oltre a queste opportunità, sono sostenuti anche dall’aiuto medico gratuito (clinica dall’Arcidiocesi).

Ci sono medicine sufficienti, disponibili sul mercato locale?

I nostri referenti ci hanno detto non vi è alcun bisogno di medicinali, ma basta avere denaro sufficiente per comprare i farmaci. Inoltre, ad oggi, non c’è nessuna epidemia in atto che esiga una grande quantità di farmaci.

Abbiamo bisogno di un maggior numero di volontari?

Attualmente non c’è alcuna emergenza catastrofica in atto. Tuttavia i volontari che possono assumersi un impegno a lungo termine in loro aiuto nella gestione vari aspetti dei campi profughi, saranno utile. Le possibilità di impegno e di aiuto sono molte: la chiesa locale non riesce neppure ad immaginarle tutte, dal momento che le preoccupazioni immediate sono più numerose di quelle che possono concretamente affrontare. Sono solo 15  i sacerdoti nell’arcidiocesi e ogni campo profughi può contenere dai 200 ai 5.000 membri (dalle 40 alle 200 famiglie). In alcuni campi ci sono i sacerdoti che sono fuggiti insieme con i loro parrocchiani. Altri campi dei rifugiati sono proprio attigui ad alcune chiese parrocchiali. Ci sono poi altri campi in cura diretta della chiesa stesa.

L’arcivescovo è anche preoccupato della sicurezza dei volontari, proprio perché non può garantire la sicurezza.

Qual è il modo migliore per implementare il supporto psicosociale?

Si tratta di un intervento molto necessario, ma molto impegnativo per noi che non conosciamo a fondo il loro linguaggio. Parlano solo arabo ed aramaico (alcuni locali parlano la lingua curda). Il supporto psicologico immediato può essere reso solo se ci sono persone in grado di gestire la lingua locale. La fase di successiva riabilitazione psicologica potrebbe essere concretizzata solo attraverso il coinvolgimento e la formazione di mediatori locali, che si rendono poi disponibili ad animare i loro concittadini. Altri supporti sociali possono essere resi con l’aiuto della gente del posto.

La popolazione cosa ritiene sia più urgenti e quali sono le preoccupazioni principali?

Sostegno finanziario: l’Arcivescovo non ci ha detto nulla direttamente su questo tema. Tuttavia, come ho avuto modo di intuire, hanno molto bisogno di soldi per gestire l’affitto delle case in cui ospitano i profughi, le medicine …Potrebbe essere una cifra consistente.

Riabilitazione psicologica: il trauma psicologico e la disperazione devono essere affrontati al più presto. Molti sfollati sembrano essere psicologicamente in difficoltà.

Spiritualità e questioni morali: le famiglie sono instabili; molte persone vivono promiscuamente sotto lo stesso tetto. La fede e la morale sono una domanda! Questo bisogno deve essere affrontato come una delle principali preoccupazioni.

Accompagnamento spirituale per infondere speranza: Molti degli sfollati si perdono nella paura: i traumi e la disperazione conseguente hanno indebolito o fatto perdere la fiducia nel Signore. Anche se sono coinvolti in pratiche religiose, la loro speranza in un futuro migliore o in un intervento provvidenziale di Dio, non è molto radicata. Hanno visto il potere dell’egoismo umano e della brutalità incarnata …. e ciò mette in ombra la loro fiducia e la loro speranza! Abbiamo bisogno di camminare con loro con la speranza … accompagnarli verso gli orizzonti invisibili della cura di Dio …. come fece Mosè con il popolo d’Israele nel deserto!

Chi sono i loro partner?

Stanno collaborando con le Nazioni Unite e con l’Associazione Chiesa che soffre. Non credo ce ne siano altre.