Fare Chiesa con i malati a domicilio

1961947_637744056290613_1818545815_oOltre alle opere di misericordia corporali e spirituali che i singoli membri della comunità riescono a compiere, sarebbe auspicabile, da parte della Parrocchia, fare ogni tanto dono ai malati di una celebrazione eucaristica a domicilio, dove chi soffre sperimenti veramente di essere membro vivo di una grande famiglia che prega e che ama, che la sua casa diventi visibilmente per un momento una chiesa ,sperimentando la gioia e la festa, attorniato da tanti amici che lo confortano e  rallegrano con canti e preghiere, non escludendo alla fine anche  un momento di convivialità e di agape fraterna.

Ma per capire il senso profondo di questa iniziativa quanto mai opportuna, è utile per qualche momento  ripercorrerne la genesi. Infatti, al fine di  valorizzare e incentivare ancora di più il nostro carisma e per offrire la possibilità ai malati, impediti di partecipare alla celebrazione della Messa in Parrocchia, il Papa San Pio X, il giorno 26 luglio 1905, con un Decreto emanato dalla Sacra Congregazione dei Riti, testualmente scriveva: “La Santità Sua, con specialissima predilezione, concede a tutti i Sacerdoti dell’Ordine di S. Camillo di  celebrare la Santa Messa nella stanza degli infermi, a sollievo della sofferenza e per il bene delle anime. Tale privilegio riservato ai Ministri degli Infermi, e non estensibile ad altri, si intende esteso anche ad altri luoghi come Lazzaretti, pubblici ospedali e case di cura, usufruendo dell’Altare Portatile, previo consenso dell’Ordinario del luogo e curando al massimo il decoro e la decenza dove sarà celebrata la Santa Eucaristia.”

Fu Milano la prima città fortunata, che diede vita e impulso alla diffusione del privilegio, attraverso il fervore del Camilliano Padre Mansueto Endrizzi, il quale con vero spirito missionario usò per primo l’altare portatile il 30 Ottobre 1905. Dalle cronache dell’Ordine è scritto che “solo Dio conosce il bene immenso operato nelle anime con questo privilegio: anime lontane dalla chiesa sono ritornate in Essa dopo la celebrazione della Messa vicino al loro letto. Si calcola che nei primi cinquantanni siano state più di 300.000 le messe celebrate presso i malati, senza calcolare i parenti e amici presenti , i quali gustarono tangibilmente la stessa gioia di Zaccheo quando accolse Gesù nella sua casa.” Dopo diversi decenni però, lo Spirito Santo ispirò i Padri del Concilio Vaticano II ad estendere tale privilegio a tutti i sacerdoti del mondo..

12705224_10206796137517083_6729557839421845794_nInfatti con la Riforma Liturgica operata dal Concilio, il privilegio riservato ai Camilliani fu esteso a tutti i Cardinali, Vescovi e Sacerdoti. Infatti  la Sacra Congregazione per il Culto Divino, nella Istruzione del 15 maggio 1969, dal titolo:” Actio Pastoralis de missis pro Coetibus particularibus” al numero 2 prevede che: “tra i gruppi particolari per i quali è consentito celebrare l’Eucaristia, si possono annoverare i familiari riuniti attorno a persone malate o anziane che non possono uscir di casa e che altrimenti non parteciperebbero mai alla celebrazione eucaristica; ad essi si associano anche i vicini e coloro che hanno cura delle persone anziane o inferme.”Come si può notare, il motivo principale della concessione stà proprio  nell’offrire anche ai malati o anziani che non possono uscire di casa la possibilità e la gioia di potere partecipare ogni tanto alla celebrazione eucaristica.

Stando così le cose penso che tutti i parroci, ma soprattutto quelli che sono Camilliani e che hanno fatto voto di assistere i malati, abbiano una ottima possibilità di assistere gli infermi a domicilio, programmando periodicamente la celebrazione della Messa nelle loro case. La gioia di questi infermi visitati da  Cristo, si riverserà inevitabilmente su tutta la loro persona, ridonando ad essi  serenità e salute, forza e coraggio per resistere alle crisi esistenziali che colpiscono soprattutto i malati gravi, ma soprattutto non si sentiranno  soli e abbandonati anche dalla Comunità Cristiana.