Feste e riconoscimenti liturgici di San Giuseppe

A cura di p. Eugenio Sapori M.I.

 

Si è già visto in antecedenza come S. Giuseppe sia stato presente nell’insegnamento dei Papi, soprattutto negli ultimi tre secoli e, dopo una parentesi coinvolgente l’Ordine camilliano a Milano, ora rivolgiamo la nostra attenzione alla presenza del Santo soprattutto nella liturgia romana. Dividiamo il contributo secondo alcune tematiche storico-liturgiche.

In Oriente

Come per ogni riferimento liturgico, anche per san Giuseppe dobbiamo incominciare dall’Oriente. Il tenore liturgico dell’apocrifa Storia di Giuseppe il Falegname e la sua diffusione, dimostrata dalle varie tradizioni, ci inducono ad ammettere un culto molto antico, che risale alla Chiesa giudeo-cristiana, dalla quale si è diffuso nelle zone di influenza, con l’istituzione di una festa presso i Copti monofisiti egiziani, che di fatto commemorano la morte (Transito) del Santo precisamente al 26 Abîb (= 20 luglio, equivalente oggi – nel calendario gregoriano iniziato nel 1582 – al 2 agosto).

I calendari che menzionano la festa di san Giuseppe in Oriente sono del secolo X, compilati nel monastero palestinese di San Saba. In altri documenti la commemorazione avviene nello stesso giorno di Natale (con i re Magi) e il ricordo della fuga in Egitto il giorno seguente. Altri collocano al 26 dicembre una festa di Maria e di Giuseppe suo sposo. Nella domenica precedente il Natale, si celebrano, la festa degli antenati di Gesù, “da Abramo a Giuseppe, sposo della Beatissima Madre di Dio” mentre nella domenica posta nell’ottava di Natale la festa di san Giuseppe è ricordata assieme al re Davide e a Giacomo il Minore. Libri liturgici dei Siri alludono a san Giuseppe a partire dal secolo XIII.

Come appare dall’insieme, non si tratta sempre di feste esclusive di san Giuseppe; esse, tuttavia, si collocano tutte nella prossimità del Natale con l’intento di includerlo nel mistero al quale egli intimamente appartiene.

In Occidente

Juan Simon Gutiérrez. +1718, coll. privata

Juan Simon Gutiérrez. +1718, coll. privata

I documenti occidentali sono anteriori di almeno un secolo a quelli orientali. Il culto di san Giuseppe è attestato per la prima volta il 20 marzo nel manoscritto di Rheinau (sec. VIII), conservato nella Biblioteca cantonale di Zurigo, ma se ne ignora il luogo primitivo di origine, da ricercarsi nella Francia settentrionale o nel Belgio, e il posto esatto nella tradizione martirologica. Nei martirologi e calendari che vanno dal secolo IX, la menzione di san Giuseppe compare al 19 marzo.

La prima menzione del nome di san Giuseppe si trova in un Messale del sec. XII (Bib. Vat., n. 4770); è collocato in uno schema di Litanie, da cantare durante la celebrazione del Sabato Santo, tra il nome di Simeone e quello dei SS. Innocenti.

Il primo Ufficio canonico completo, con note musicali, in onore di san Giuseppe, è del secolo XIII e proviene ancora da una abbazia benedettina (San Lorenzo, di Liegi). Nel monastero austriaco di San Floriano un messale della fine del secolo XIV elenca una messa votiva al ‘padre nutrizio’ del Signore, mentre alla presenza dei Francescani, Domenicani e Carmelitani ad Agrigento è dovuta l’accettazione colà di un ufficio in onore di san Giuseppe, del secolo XIV, conservato nell’Archivio Capitolare del Duomo. Si tratta, fino al presente per l’Italia, della più antica testimonianza liturgica sul culto di san Giuseppe. Questo ufficio contiene una chiara allusione alla santificazione di san Giuseppe, chiamato sanctorum sanctus; nell’antifona del Magnificat si legge: “O proles almifica / de Bethleem electa, / gemma nimis ardua / ab omni labe erepta”.

Il culto di san Giuseppe nell’Ordine Carmelitano era già introdotto nella seconda metà del secolo XV, come è comprovato da due breviari (Bruxelles 1480; Venezia 1490), che contengono un ufficio proprio di san Giuseppe. Appartiene al loro Ordine anche un ufficio del 1434 circa.

All’inizio del 1400 il nome di san Giuseppe viene elencato tra i santi del 19 marzo al primo posto.

La festa di San Giuseppe

L’abbazia benedettina di Winchester rivendica l’onore di essere stata la prima a celebrare la festa di san Giuseppe verso il 1030.

I Servi di Maria, come risulta dagli Atti del Capitolo tenuto a Orvieto nel 1324, furono i primi a celebrare solennemente la festa di san Giuseppe.

I francescani adottarono la festa nel Capitolo generale di Assisi nel 1399, usando come testo liturgico della Messa il “Commune Confessorum”. Tuttavia, Franciscus Florentinus testimonierebbe una festa di san Giuseppe in vigore nell’Ordine fin dal secolo XIII (Vetustius occidentalis Ecclesiae Martyrologium D. Hieronymo tributum, Lucca 1668).

Gregorio XI (1371-78), avendo eretto la cappella in onore di san Giuseppe nella chiesa di Sant’Agricola ad Avignone, vi avrebbe stabilito anche la festa del 19 marzo.

Miguel de Samaniego, sec. VIII, Museo de Arte Colonial, Quito

A Milano la festa di san Giuseppe fu stabilita nel 1467 e si celebrava il 20 marzo, giorno dell’ascesa al potere di Galeazzo Maria Sforza; dal 1509 fu fissata al 19 marzo; san Carlo Borromeo la trasferì al 12 dicembre, ma nel 1897 ritornò al 19 marzo.

Il francescano Sisto IV concesse nel 1480 ai Frati Minori di celebrare con rito doppio maggiore la festa del 19 marzo, già presente nel calendario dei messali (1472) e dei breviari (1476) romani da loro usati.

La festa fu istituita dai Domenicani nel Capitolo generale del 1508; fu elevata a più alto grado e fissata al 19 marzo nel 1513.

Diffusasi la festa nelle diocesi e negli Ordini religiosi, Pio V la inserì con rito doppio nella riforma del breviario (1568) e del messale (1570).

L’8 maggio 1621 Gregorio XV rese obbligatoria per tutta la Chiesa la festa di san Giuseppe; tale decreto, tuttavia, non trovò esecuzione ovunque e Urbano VIII il 13 settembre 1642 rinnovò l’ordine con la bolla “Universa per orbem”.

Su richiesta di Luigi XIV, l’assemblea del clero di Francia, nel 1661, istituisce la festa di san Giuseppe come festa di precetto.

Clemente X (6 dicembre 1670) elevò la festa al rito doppio di seconda classe, introducendo nel breviario (1671) i tre inni in onore di san Giuseppe (Te, Ioseph, celebrentCaelitum, Ioseph, decusIste, quem laeti); autore di questi inni sarebbe il cistercense fogliante card. Giovanni Bona († 1674); altri indicano Johannes von der Empfängnis (+1700). Clemente XI il 4 febbraio 1714 concesse a san Giuseppe per il 19 marzo messa e ufficio propri. Pio IX l’8 dicembre 1870 eleva la festa del 19 marzo a rito doppio di prima classe.

Pio X (24 luglio 1911) conferma, designando la festa col titolo: Commemoratio Sollemnis S Joseph, Sponsi B.M.V., Confessoris.

Il Codice di Diritto Canonico (1917) la include tra le feste di precetto per tutta la Chiesa (can. 1247).

In Italia la festa di san Giuseppe non è più di precetto dal 1977, quando cessò di essere considerata festiva agli effetti civili (Comunicato C.E.I., 8 marzo 1977).

La festa dello Sposalizio

Raffaello, Sposalizio, 1504, Pinacoteca di Brera (Milano)

E’ a Giovanni Gersone (+1429) che si deve la promozione della festa dello Sposalizio di Maria SS. con S. Giuseppe; la festa dello Sposalizio fu adottata nel 1537 dai Francescani in onore della Madonna, seguiti dai Servi di Maria e da altri Ordini religiosi, ad esempio, i Cistercensi nel 1567. La data prescelta è il 23 gennaio.

Innocenzo XI concesse di celebrarla nei domíni dell’Imperatore Leopoldo I (1684), in riconoscenza della liberazione di Vienna, e ne estese il privilegio anche alla Spagna, che ottenne il permesso di trasferirla al 26 novembre. Altri scelgono una data diversa: i Minori il 7 marzo; i Servi di Maria l’8 marzo; i Domenicani il 6 marzo; in Francia il 22 gennaio, il 23 dicembre, il 18 luglio… Benedetto XIII nel 1725 introdusse la festa nello Stato Pontificio.

A Verona, san Gaspare Bertoni dedica l’altare maggiore della chiesa delle Stimmate ai SS. Sposi Maria e Giuseppe e vi celebra con solennità, dal 1823, la festa dello Sposalizio, tradizione sempre conservata dagli Stimmatini.

Sotto Giovanni XXIII, con l’Istruzione della Congregazione dei Riti del 14 febbraio 1961, tale festa fu soppressa, eccetto per i luoghi che hanno speciale motivo di celebrarla.

La festa del Patrocinio

Il Diario Romano di Gaspare Pontani segnala una festa di san Giuseppe il 13 maggio 1478, che allora corrispondeva alla quarta domenica dopo Pasqua, nella piazza di San Celso, al centro del rione Ponte Sant’Angelo.

Medaglia commemorativa del Patrocinio, 1871

Ad Avignone, dal 1500 la Confraternita degli agonizzanti celebrava, la terza domenica dopo Pasqua, la festa del Patrocinio si san Giuseppe, presto diffusa in tutta la città con solenne processione.

Pio IX il 10 settembre 1847 estese alla Chiesa intera l’ufficio proprio e la messa del Patrocinio di San Giuseppe, fissando la festa alla terza domenica dopo Pasqua con il rito doppio di seconda classe.

Tale festa era già stata ottenuta da molti Ordini tra i quali i Carmelitani nel 1680, gli Agostiniani nel 1700, i Domenicani, i Frati Minori Conventuali nel 1727, i Camilliani nel 1728, cui seguirono altri Ordini fino al 1736.

Ottennero la concessione anche molte diocesi in Italia, Messico, Argentina, Colombia, Spagna, Cuba, Perù, Malta, Germania, Portogallo; il clero secolare e i religiosi di Roma l’ottennero nel 1809.

Il 28 ottobre 1913 Pio X stabilì che la festa del Patrocinio, divenuta dal 24 luglio la “Solennità di San Giuseppe, sposo della B.V. Maria, Confessore e Patrono della Chiesa universale”, con rito doppio di prima classe o ottava, fosse celebrata nel terzo mercoledì dopo Pasqua. Il 24 aprile 1956 un decreto della Congregazione dei Riti aboliva tale di San Giuseppe, sostituendola con quella di San Giuseppe artigiano. Il titolo di San Giuseppe come Patrono della Chiesa universale fu aggiunto alla sua “festa principale” del 19 marzo.

Nel Calendario promulgato da Paolo VI (1969) la festa del 19 marzo ha la massima categoria liturgica: S. Ioseph Sponsi B.M.V., Sollemnitas (I Cl.); il 1° maggio, invece, viene ridotto a “memoria ad libitum”. La festa del 1° maggio: Sancti Ioseph opificis, Sponsi B.M.V., confessoris, era stata istituita il 1° maggio 1955 da Pio XII, il quale l’11 marzo 1958 compose anche una preghiera in onore di san Giuseppe lavoratore.

Altre feste

Secondo l’antico Messale Romano, in alcuni luoghi era celebrata il 17 febbraio la commemorazione della Fuga in Egitto; nello stesso Messale l’episodio della fuga in Egitto veniva assegnato alla vigilia dell’Epifania. Evidentemente il senso della fede vi scorgeva un mistero della vita di Cristo. I Copti ne fanno memoria liturgica il 24 bashans, corrispondente al 1° giugno di quello gregoriano. Nel loro Sinassario dichiarano che “questa è festa propria degli Egiziani”, segno della predilezione di Dio per la loro terra.

Nel Messico, il Servo di Dio P. José Maria Vilaseca aveva istituito la festa di San Giuseppe del Buon Consiglio (25 gennaio): i Misioneros Josefinos, da lui fondati, avevano ottenuto la festa di San Giuseppe della Missione (19 settembre), per invocare san Giuseppe come protettore dell’opera di evangelizzazione.

Prerogative di san Giuseppe

Queste continue oscillazioni liturgiche evidentemente non sono di aiuto alla teologia Giuseppina nella determinazione del fondamento della dignità e dei privilegi di san Giuseppe, indicato da alcuni nel matrimonio con Maria SS. e da altri nella paternità verso Gesù.

Le formule usate nei calendari e martirologi hanno sia Sposo della B.V.M., sia Padre Nutrizio di Gesù, sia solo Confessore.

G.F.Gaggini, 1727, S. Giuseppe dei Carmelitani, Mondovì

Da uno studio di M. Garrido Bonaño risulta che fino al secolo XII incluso la denominazione di san Giuseppe “Sposo della Vergine Maria” è più accettata nel Nord- Est della Francia e in Inghilterra, mentre quella di “Padre Nutrizio di Cristo” è preferita nel centro Europa; che la denominazione di “Confessore” comincia nel secolo XIV; che nel secolo XV i libri liturgici dei Carmelitani menzionano quasi sempre san Giuseppe col titolo di “Nutrizio del Signore”. Lo stesso Autore conclude che dalla enumerazione dei calendari e dei martirologi si può dedurre molto poco circa la preminenza di una delle prerogative di san Giuseppe. È certo che la qualità di Sposo di Maria appare per prima in un calendario occidentale ed è più ripetuta; è tuttavia antico anche il suo appellativo di “Nutrizio del Signore. È ancora certo che nella Chiesa occidentale ha prevalso la sua qualità di Sposo della Vergine Maria. Così è entrato nel Martirologio Romano e così ha continuato fino ai nostri giorni.

Se consideriamo la presenza di san Giuseppe nel Messale Romano, promulgato da Paolo VI, esso contiene tre Messe in onore di san Giuseppe, ossia la solennità del 19 marzo, la memoria del 1° maggio e la Messa votiva; a queste va aggiunta la festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (Domenica fra l’ottava di Natale).

Poiché anche la collocazione ha la sua importanza, perché rivela la considerazione nella quale il Santo è tenuto, notiamo che tanto la Messa votiva come anche il Prefazio proprio sono posti tra gli Angeli e gli Apostoli; anche nel Canone Romano il nome di san Giuseppe segue immediatamente quello della Vergine Maria (non così ancora nelle Litanie dei Santi).

Quanto alle preghiere, esse esaltano la dignità e la santità di san Giuseppe, riconoscendo in modo esplicito il ruolo da lui avuto nella storia della salvezza: nella pienezza dei tempi cooperò al grande mistero della redenzione; hai voluto affidare gli inizi della nostra redenzione alla custodia premurosa di san Giuseppe.

San Giuseppe è collocato coerentemente nel mistero di Cristo e della Chiesa:

  1.  nei misteri di Cristo: “servì Gesù con fedeltà e purezza di cuore; nel tuo disegno di salvezza hai scelto san Giuseppe come sposo di Maria, madre del tuo Figlio; lo hai posto a capo della tua famiglia per custodire come padre il tuo unico Figlio;”
  2. ” nel mistero della Chiesa, della quale è considerato patrono: “continui dal cielo la sua premurosa custodia per la santa Chiesa che lo venera come protettore, e alla quale viene proposto come modello di fedeltà e purezza di cuore, di fedeltà alle responsabilità che Dio ci affida, di  testimonianza all’amore di Dio, per camminare nelle vie della santità e della giustizia e cooperare fedelmente al compimento dell’opera di salvezza. San Giuseppe, uomo giusto e fedele, è il tipo evangelico del servo saggio e fedele, che il Signore pone a capo della santa Famiglia”.

Fra le Messe della Beata Vergine Maria (ed. 1987), nel Prefazio della Messa Santa Maria di Nazaret, Maria è celebrata “unita a Giuseppe, uomo giusto, da un vincolo sponsale e verginale”.

Altri interventi

Completiamo il quadro dei riconoscimenti liturgici con altri interventi che non potevano essere collegati con quelli già esposti.

Chiesa Mar Mina, Cairo, Egitto, sec. XVIII

Il 19 dicembre 1726 Benedetto XIII inserì il nome di san Giuseppe nella Litania dei Santi di tutti i libri liturgici, dopo quello di san Giovanni Battista.

Pio VII incluse il nome di san Giuseppe nella preghiera A cunctis, subito dopo quello della Vergine (1815).

Pio IX moltiplicò le prove della sua devozione verso san Giuseppe, accordando indulgenze a pie pratiche. Ricordiamo la preghiera “Vi ricordi, o purissimo sposo di M.V.” (1863), e le preghiere “O felicem virum” e “Virginum custos et pater”, da recitare prima e dopo la Santa Messa (1877).

Leone XIII approvò la recita dell’Ufficio votivo di san Giuseppe al mercoledì (1883); incluse l’invocazione di san Giuseppe nelle preghiere da recitarsi dopo la Messa (1884) e prescrisse una preghiera speciale a san Giuseppe (“A te, o beato Giuseppe”) da recitarsi durante il mese di ottobre dopo il santo Rosario: “Pensiamo essere sommamente convenevole che il popolo cristiano si abitui a pregare con singolare devozione e animo fiducioso, ‘insieme alla Vergine Madre di Dio’, il suo castissimo sposo san Giuseppe; il che debba alla stessa Vergine tornare accetto e caro” (Enc. Quamquam pluries, 1889).

Pio X promulgò e indulgenziò le Litanie del Santo per l’uso pubblico (1909).

Benedetto XV, il 9 aprile 1919, fece inserire nel Messale un prefazio proprio di san Giuseppe; suo autore è il passionista P. Luigi di S. Francesco di Paola (Luigi Besi). Lo stesso Pontefice, il 23 febbraio 1921, fece aggiungere l’invocazione s. Giuseppe nel “Dio sia benedetto”, a ricordo del 50° anniversario della sua proclamazione a patrono della Chiesa universale. Il 10 maggio 1921 concesse speciali indulgenze per la recita del Piccolo Ufficio dello stesso santo

Pio IX, il 9 agosto 1922, fece inserire nelle preghiere per i moribondi del Rituale Romano gli opportuni riferimenti a san Giuseppe.

Giovanni XXIII ordinò, il 13 novembre 1962, di inserire il nome di san Giuseppe nel Canone della Messa, al “Communicantes”. Il I° maggio 2013, un decreto della Congregazione per il culto divino estende la menzione del nome di san Giuseppe anche alle preghiere eucaristiche II, III e IV del Messale Romano.

Tra le preghiere attualmente indulgenziate, l’Enchiridion Indulgentiarum (3ª ed., 1986) ne annovera alcune in onore di san Giuseppe, ossia: A te, o beato Giuseppe, Litanie di san Giuseppe, Piccolo Ufficio di san Giuseppe; e le tre invocazioni: Gesù, Giuseppe, Maria, vi dono il cuore e l’anima mia, ecc. Queste invocazioni erano già state indulgenziate da Pio VII il 22 maggio 1823.

Antifonario dell’Ufficio di San Giuseppe, 1718, Biblioteca Nazionale, Città del Messico

Bibliografia consultata

Stramare T. – Casanova M.L., Giuseppe, sposo di Maria Vergine e padre putativo di Gesù, santo, in Enciclopedia dei Santi. Bibliotheca Sanctorum, Vol. VI, Città Nuova, Roma 1996 2.a ristampa, coll. 1251-1292.
Toschi P., Giuseppe, santo, Sposo della B. V. Maria e padre putativo di Gesù, in Enciclopedia Cattolica, Sansoni, Firenze 1951, coll. 791-805.
Riferimenti più ampi e precisi in: https://movimentogiuseppino.wordpress.com/vi-san-giuseppe-nella-liturgia/ (il presente contributo è una sintesi di questo sito).
Sugli Inni dedicati a san Giuseppe, cf. Stramare T., San Giuseppe negli Inni della Liturgia. Testo latino, traduzione e commento, in Omelie. Temi di predicazione, 98, Editrice Domenicana Italiana, Napoli 2006.