In memoria di S.E. Mons. Zygmunt Zimowski

In memoria di S.E. Mons. Zygmunt Zimowski
Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari
(per la Pastorale della Salute)

Augusto Chendi, M.I. Sotto-Segretario del Dicastero

 

P7147617Le parole rivolte da Gesù ai suoi discepoli «Non ministrari, sed ministrare» (Mt 20, 28), e cioè non essere serviti, ma servire, scelte come motto episcopale da S.E. Mons. Zygmunt Zimowski – scomparso in tarda notte il 12 luglio scorso in Polonia – possono essere assunte come uno dei tratti che ne ha segnato il ministero sacerdotale prima ed episcopale poi, sia nella Diocesi di Radom in Polonia sia, a partire dall’anno 2009, come Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari (per la Pastorale della Salute).

Parole che non sono state soltanto scolpite nel cartiglio episcopale, ma hanno intriso il magistero e l’attività apostolica del Presidente del Dicastero, a partire dalla città di origine, Kupienin, dove aveva collaborato anche materialmente, in accordo con il compianto Card. Fiorenzo Angelini, alla costruzione e all’allestimento della locale Casa per persone anziane, gestita dalla Congregazione Benedettina delle Suore Riparatrici del Santo Volto di Nostro Signore Gesù Cristo, così come al Centro di Riabilitazione per ragazzi disabili, annesso al Museo “San Giovanni Paolo II”, sempre nella sua città natale. Durante il suo ministero episcopale a Radom, al termine della visita dell’Immagine della Madonna di Czestochowa e in occasione del I° Congresso Eucaristico svoltosi in Diocesi, il 30 giugno 2007 aveva inoltre aperto a Mikówka il Centro “Emmaus”, intendendo così creare un ambiente di accoglienza per famiglie e per persone bisognose, interpretando in tale modo le parole di San Giovanni Paolo II circa la necessità di dare spazio ad «una nuova fantasia della carità». L’ultima opera come Vescovo diocesano è stato il Centro di Accoglienza “Tabor” a Kiczna, con la finalità di offrire un’opportunità per la nuova evangelizzazione. In questo stesso Centro, tra l’altro, in questi giorni trovano ospitalità gruppi di giovani provenienti dal Messico, giunti in Polonia per celebrare, insieme a Papa Francesco, la loro XXXIª Giornata Mondiale.

Si può affermare che anche in queste realizzazioni, frutto del proprio ministero episcopale, S.E. Mons. Zimowski ha così fatto proprio e interpretato il Mistero che per primo è stato vissuto dal Crocifisso Risorto, ovvero da Colui che esprime l’abisso fin dove Dio è disposto ad arrivare pur di raggiungere l’umanità attraverso un’alleanza di amore. Il Crocifisso, infatti, è l’introduzione della morte nella natura di Dio, che così sperimenta il vuoto totale dell’uomo e la sua fragilità suprema: ἐκένωσεν – svuotò/rimosse il contenuto (Fil 2,7) della divinità per fare spazio alla caducità radicale dell’uomo.

In queste opere, al pari del vasto e quotidiano ministero svolto come Presidente del Dicastero, si avverte la presenza della beatitudine riservata a chi ha il cuore umile e non fa resistenza a Dio, e con altrettanta umiltà e nel silenzio, senza facili o effimeri clamori, sa cogliere il palpito e le ansie degli ultimi, dei piccoli, in particolare, dei sofferenti. E forse proprio intravedendo in S.E. Mons. Zimowski questa predisposizione naturale improntata agli ultimi, ai poveri e ai sofferenti, con atto di squisita benevolenza il Santo Padre Benedetto XVI il 18 aprile 2009 lo chiamò a servire la Santa Sede come Presidente del nostro Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari e per la Pastorale della Salute.

Dicastero Sanitas-3Nell’esercizio di questo ministero egli ha scoperto come la sofferenza custodisca in sé anche un valore di purificazione e di redenzione. Facendosi “questuante” delle preghiere delle persone anziane, ammalate o disabili, che sovente incontrava nelle Strutture di Cura e di Accoglienza o nelle case private, per servire al meglio la missione affidatagli da Papa Benedetto e confermata fino al termine della vita da Papa Francesco, Mons. Zimowski si avvaleva delle sofferenze redente, offerte da coloro che – come affermava San Giovanni Paolo II – sono artefici di bene e non solo fruitori.

Del resto, proprio la vicinanza quotidiana con la sofferenza e con il dolore, e soprattutto quando essi segnano irreversibilmente anche la vita dei bambini e delle persone disabili, ha fatto maturare nel cuore di S.E. Mons. Zimowski quanto fossero vere le affermazioni di San Giovanni Paolo II – «Far del bene a chi soffre e far del bene con la [propria] sofferenza» (Lett. Ap. Salvifici doloris, n. 30) -, ovvero l’acquisizione di quel sapere sapienziale, intellettuale ed affettivo insieme, che si può apprendere solamente vivendo la Croce sulle orme tracciate da Cristo. Mistero originario di passione e di gloria, di sofferenza e di amore, la Croce di Cristo mostra allo sguardo credente che partecipa allo stesso sguardo di Dio, allo stesso tempo, la miseria dell’uomo nell’abbraccio misericordioso ed eterno di Dio.

L’agghiacciante silenzio della croce, del mysterium iniquitatis del quale fa parte anche la dimensione oscura del dolore e della sofferenza umane, è ciò che il Figlio è venuto a prendere su di sé per redimere l’uomo dalla propria colpa e dagli effetti di essa. Facendo eco all’intuizione profonda del teologo svizzero Hans Urs Von Balthasar, secondo il quale «chi dice incarnazione, dice croce» (Teologia dei Tre giorni, Mysterium Paschale, Queriniana, Brescia 19952, 34), il nostro Presidente, chinandosi sulla carne piagata del prossimo ed accompagnando anche con il silenzio coloro che anche nella sofferenza e nel dolore testimonano l’efficacia evangelizzante che ne deriva, ha poi vissuto in prima persona il mistero della Croce di Cristo, nella quale splende l’onnipotenza dell’amore di Dio, capace – pur a carissimo prezzo – di trarre il bene dal male più atroce, ivi compresa quell’umanità peccatrice e malata per la quale Egli è venuto per cercare e salvare chi era perduto (cfr. Mc 2,17; Lc 19,10). È dal punto di vista di Dio stesso che l’incarnazione è connessa con il mistero del male: sub specie aeterni il male viene “com-preso” dal Padre attraverso la Croce del Figlio nello Spirito Santo. Mistero Pasquale in cui splende quell’Amore intratrinitario che è misericordia per l’uomo e, in esso, per il creato: «Dal cuore della Trinità – afferma Papa Francesco nella bolla Misericordiae Vultus, con la quale ha indetto il Giubileo straordinario in corso -, dall’intimo più profondo del mistero di Dio, sgorga e scorre senza sosta il grande fiume della misericordia. […] Tanto è imperscrutabile la profondità del mistero che racchiude, tanto è inesauribile la ricchezza che da essa proviene» (n. 25).

Accostandosi a questa fonte imperitura di grazia, chi ha il dono della fede, unito a Cristo, anche nella buia notte della sofferenza e del dolore, potrà rimanere incrollabile e pronunciare: Fiat voluntas tua!

P7147593In questo orizzonte di fede che dischiude alla speranza Mons. Zimowski si è esercitato nel contatto pressoché quotidiano con le persone ammalate, con i loro familiari e con tutti coloro che compongono la famiglia dei “professionisti della salute e della consolazione”. La malattia altrui, infatti, al pari dell’esercizio dell’incontro con gli infermi, dà modo di visitare anche se stessi, in quanto il malato sul quale ci chiniamo siamo un po’ anche noi stessi, sebbene ci risulti difficile riconoscerlo, e questo viene anche a cambiare la consapevolezza della nostra vita.

Questa conversione – ne possono essere testimoni chi ha vissuto al suo fianco – è avvenuta anche e soprattutto nell’ultimo tratto di vita del nostro Presidente, in particolare quando la sofferenza e il dolore degli altri sono divenuti esperienza personale nella sua stessa carne. In queste pieghe del dolore, la consolazione offerta a tante persone segnate dall’infermità, dalla solitudine e dalla disabilità si è progressivamente trasformata nella certezza che nella notte del dolore Dio non abbandona i suoi figli, cosicché nessuno può presumere di essere o di sentirsi solo o abbandonato. Questa è la conferma che il Figlio ha condotto nella Gloria del Padre la Sua umanità crocifissa e risorta. La Sua e nostra carne ormai appartiene all’eternità di Dio, ove il Padre la trattiene e la custodisce nella nuova condizione gloriosa, alla quale anche noi siamo destinati.

S.E. Mons. Zigmunt Zimowski, la cui memoria intendiamo onorare in queste brevi riflessioni, lascia con la propria testimonianza di vita questa certezza di fede quale preziosa eredità al Pontificio Consiglio così come a tutti coloro che nel vasto campo della Pastorale della Salute improntano la propria vita, professionalità e vocazione al servizio del prossimo sofferente, traducendo e reinterpretando quotidianamente l’invito di Gesù: «Non ministrari, sed ministrare».