Perché la sofferenza nel mondo?

Pope Francis blesses a sick man inside the Basilica of Our Lady of Bonaria in Cagliari, Sardinia, Sept. 22. (CNS photo/Paul Haring) (Sept. 23, 2013) See POPE-SARDINIA Sept. 23, 2013.

Pope Francis blesses a sick man inside the Basilica of Our Lady of Bonaria in Cagliari, Sardinia, Sept. 22. (CNS photo/Paul Haring) (Sept. 23, 2013) See POPE-SARDINIA Sept. 23, 2013.

Napoli 11/ 11/ 2016 di P. Vincenzo Ruggiero

Mi è stato chiesto di scrivere la mia esperienza di religioso camilliano.  

I Vescovi italiani nel Giugno 2006 hanno inviato il documento: «Predicate il Vangelo e curate i malati». – La comunità cristiana e la Pastorale della salute – al n. 31, chiedono un aiuto «a rispondere ai persistenti interrogativi che sorgono dal cuore delle persone inferme e che riguardano il senso del vivere e del morire, il significato del dolore, della malattia e della morte, la vita presente e futura e il loro mutuo rapporto».

Noi Religiosi Camilliani che seguiamo le orme del nostro S. Fondatore, siamo invitati a dare un aiuto ed essere di guida a tutta la comunità cristiana per il bisogno che hanno gli ammalati di ricevere buone risposte sulle domande esistenziali. I Vescovi indicano a tutto ciò, come aiuto, la luce della Parola di Dio, nella quale troviamo vere “ricette” per la guarigione psichica, morale, spirituale e, se Dio vuole, anche quella fisica. Scopo della Parola di Dio, di fatto, è renderci sempre più immagine e somiglianza di Dio.

Giobbe mette in evidenza gli interrogativi dell’uomo sul dolore, senza dare una risposta esuriente. I Profeti dell’Antico Testamento sino a Giovanni Battista (cfr. Lc. 16,16) annunciano le «promesse di Dio»; con Cristo la fede nell’aldilà è diventata enormemente più chiara (cfr. Lc. 24,25-27). Infatti nei Salmi si legge: “Lampada ai miei passi è la tua parola, Signore, luce sul mio cammino” (Sal. 119,105). L’apocalisse afferma che: “La lampada è l’Agnello. Le nazioni cammineranno alla sua luce” (Apoc. 21, 23-24). Per questo Gesù afferma: “Il regno di Dio è già in mezzo a voi” (Lc. 17,21), cioè la Potenza della Sua Risurrezione, per mezzo dello Spirito Santo, già opera nel cuore degli uomini, anche se nel piccolo. Per questo dice: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre ma avrà la luce della vita” (Gv. 8,12; 1,4); ciò vuol dire che nel cammino di vita di ogni persona che si sforza di vivere la Parola di Dio, Cristo Risorto illumina e dà significato agli eventi della nostra vita. Egli solo è capace di dare un senso, uno scopo al dolore e alla sofferenza; anzi Egli trasforma dal di dentro il dolore e le sofferenze della vita, che per sé stessi sono mali: sono il nostro piccolo venerdì santo, in bene e li redime e, con l’aiuto dello Spirito Santo, fa passare la persona che accetta il suo dolore nella Pasqua, che è pace, serenità, amore, luce e a volte gioia: sono i frutti dello Spirito S. (cfr. Galati 5,22-23), che ognuno può provare nel suo intimo. Chi non accetta le sue contrarietà e il negativo della vita, rimane nel suo venerdì santo provando tristezza, nervosismo, angoscia, agitazione, fin quando si abbandona nelle mani di Dio.

L’apostolo Pietro inoltre afferma che Dio ci rende partecipi della Sua natura divina (cfr. 2Pt. 1,4), cioè della Sua Vita, perciò anche dei suoi segreti, dei suoi misteri, per quello che ci è dato di comprendere, a patto però di andare a Lui e di fare nostra la Sua mentalità … che è diversa da quella degli uomini: I miei pensieri non sono come i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie(Is. 55,8).

Da quando ho avuto in mano il documento della CEI, che ho letto e meditato, ho iniziato a vivere nel quotidiano la Parola di Dio alla luce del carisma di S. Camillo. Da più di 30 anni lavoro con gli ammalati, e ho visto che è possibile dare buone risposte. Man mano che crescevo nel viverLa, notavo che la potenza della Parola operava e opera spesso un cambiamento radicale d’animo in quelli che vogliono “luce” per dare senso alla loro vita e al dolore.

Con l’aiuto di Dio perciò, come avviene per tanti, cerco di vivere, a volte non riesco, il mio piccolo venerdì santo, e lo Spirito Santo mi porta nella Pasqua. Solo così posso aiutare i sofferenti ad accettare il loro dolore con amore per offrirlo a Dio: così possono dare serenità, pace, amore anche alla propria famiglia.  Tanti vogliono essere aiutati a trovare il senso del dolore e la “luce di Dio.

La sofferenza dell’uomo rimane sempre un mistero di fronte al quale bisogna stare in silenzio, mettersi in ascolto e in contemplazione; questo, perché, i pensieri e le vie di Dio sono diversi dai nostri. Spesso si sente dire fra noi che è orgoglio pensare di dare una risposta sul perché del dolore. Ma quando il malato apre il suo cuore all’operatore pastorale e attende una risposta, quest’ultimo se non si sforza di vivere la Parola di Dio, la croce di Gesù nel quotidiano, dia soltanto la mano all’ammalato e faccia una preghiera assieme a lui se vede l’opportunità, oppure la faccia da solo dicendo al malato che Dio sta soffrendo con lui e accoglie il suo dolore (cfr Salmo 34,19). Non si possono far prediche o riferire frasi fatte. Se invece l’operatore si sforza di vivere la Parola (è spiegato subito dopo) e l’ammalato attende una risposta, egli per un’attimo si rivolga a Dio nella preghiera e chieda a Lui  “luce”  per sé e per il sofferente. Se poi comprende che lo Spirito Santo gli abbia suggerito una parola di luce, parli. Il card. Henry Newman in una preghiera diceva: «Gesù, tu sei la luce; dà luce a loro e dà luce a noi; illumina loro insieme a noi, attraverso di noi»

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