Spiritualità ecologica dell’abitare ed etica del custodire

in copertina immagina del sito http://www.centromissionario.diocesipadova.it

14ª GIORNATA NAZIONALE PER LA CUSTODIA DEL CREATO – 1 SETTEMBRE 2019

“Quante sono le tue opere, Signore” (Sal. 104, 24) Coltivare la biodiversità

Gianfranco Lunardon

Introduzione

Anche quest’anno, il primo settembre siamo stati invitati a celebrare la giornata per la custodia del creato: una giornata per sensibilizzare donne e uomini di buona volontà per una vera e autentica conversione ecologica, secondo la prospettiva dell’ecologia integrale della Laudato si’, perché – nel dialogo e nella pace tra le diverse fedi e culture la famiglia umana possa vivere sostenibilmente sulla terra che ci è stata donata.

La giornata per la custodia del creato è un’occasione per conoscere e comprendere la realtà fragile e preziosa della creazioneLaudato si’ invita ad “uno sguardo contemplativo” per ammirare le creature della terra ed in particolare il mondo della vita, così vario e rigoglioso. Una contemplazione che è anche sguardo preoccupato sul creato, minacciato dall’assunzione di comportamenti irresponsabili.

Dio ha donato all’uomo «la terra, il mare e tutto ciò che essi contengono» (Sal 146,6; At 14,15). Ha messo a sua disposizione il cielo, così come il sole, la luna e le stelle. Ha accordato agli uomini le piogge, i venti e tutto ciò che è nel mondo. E dopo tutto questo ha donato sé stesso. «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Gv 3,16) per la vita del mondo.

Queste parole del grande esegeta alessandrino Origene (II-III sec. d.C.) esprimono in modo semplice ma molto efficace la fonte della riflessione teologica cristiana relativa alla salvaguardia del creato: l’uomo è chiamato a prendersi cura del creato in quanto esso è frutto dell’amore di Dio, che si è compiaciuto di donarlo all’uomo stesso, da Dio «reso sovrano sulle opere delle sue mani» (cf. Sal 8,7).

Già papa Benedetto XVI aveva dedicato all’ecologia il tradizionale messaggio per la 43a giornata mondiale della pace (‘Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato’ – 1 gennaio 2010), sottolineando il legame inscindibile tra custodia del creato ed umanesimo plenario: “è indispensabile che l’umanità rinnovi e rafforzi quell’alleanza tra essere umano e ambiente, che deve essere specchio dell’amore creatore di Dio, dal quale proveniamo e verso il quale siamo in cammino”.

Ma è stato papa Francesco che ha impresso una decisiva accelerazione a questo binomio, con la riproposizione di un’espressione di grande efficacia semantica e densa di conseguenze religiose, spirituali ed etiche: il ‘Vangelo della creazione’.

La Monnaie, Brussels Blue Hortensia, Bruxelles

L’espressione ‘Vangelo della creazione’ viene direttamente dal titolo del II capitolo Laudato si’ (nn.62-100), quello che costituisce il vero nucleo dell’enciclica. È in esso, infatti, che papa Francesco dispiega, in un’ampia traiettoria biblica, quello sguardo fraterno sulla creazione che egli – come sottolinea l’introduzione (nn.1-16) – riprende da Francesco d’Assisi e che qualifica il punto di vista del testo.

La ricchezza di tale sezione permette (almeno) due prospettive di lettura, non certo contrapposte, ma piuttosto complementari; sarà dunque a partire dalla loro presentazione che si potrà giungere ad esplorare la fondamentale nozione di ‘ecologia integrale’, che costituisce l’oggetto specifico del IV capitolo (nn. 137-162).

La tenerezza, la cura, la speranza

Due prospettive di lettura, accomunate dall’ampiezza del riferimento biblico: un vero attraversamento del canone delle scritture (libri storici, profetici, sapienziali, vangeli e altri scritti del NT) tutto condotto proprio nel segno del riferimento alla creazione.

La prima prospettiva potremmo evocarla parlando di un annuncio del Vangelo per l’intero creato, della narrazione di un amore a dimensione cosmica che si rivolge ad ogni vivente: “ogni creatura è oggetto della tenerezza del Padre, che le assegna un posto nel mondo” (n. 77).

In tale direzione vanno pure le pagine dedicate allo sguardo di Gesù sul mondo creato, che chiamano a condividere il suo affetto per ogni creatura (nn. 96-100). È in tale prospettiva, marcatamente teologica – che si radicano anche le significative indicazioni presenti in diverse sezioni dell’enciclica, circa alcune importanti questioni etiche. penso alla sottolineatura del valore intrinseco del mondo (n. 115), aldilà della sua funzionalità ai bisogni degli esseri umani.

Penso ancora, all’invito a riconoscere il valore delle singole creature, delle specie (n. 33), dei “polmoni del pianeta colmi di biodiversità” (n. 38), degli ecosistemi (n. 140) ed a praticarne la cura, quale dimensione qualificante per lo stesso essere credente. potremmo cogliere il senso di tali indicazioni richiamando la critica dell’antropocentrismo assoluto della modernità presente nell’enciclica: sarebbe profondamente sbagliato “pensare che gli altri esseri viventi debbano essere considerati come meri oggetti sottoposti all’arbitrario dominio dell’essere umano” (n. 82).

Immagine del sito: http://www.santalessandro.org/

È anche importante, però, cogliere l’ampiezza dell’equilibrata prospettiva indicata da papa Francesco: la critica di un antropocentrismo “dispotico” (n. 68) e “deviato” (n. 69), non mira ad “equiparare tutti gli esseri viventi e togliere all’essere umano quel valore peculiare che implica allo stesso tempo una tremenda responsabilità” (n. 90).

Non potrebbe, infatti, “essere autentico un sentimento di intima unione con gli altri esseri della natura, se nello stesso tempo, nel cuore non c’è tenerezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani” (n. 91). Al contrario, proprio perché “tutto è collegato”, occorre tenere unita la “preoccupazione per l’ambiente” con “un sincero amore per gli esseri umani e un costante impegno riguardo ai problemi della società” (n. 91), giacché “non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale” (n. 139).

Non a caso la stessa accentuazione della signoria affettuosa di Dio sul creato, trova espressione anche nel riferimento alla destinazione universale dei beni della terra, come critica ad un sistema “iniquo” (nn. 48-52), ad ogni visione della proprietà privata che non si faccia carico di una solidarietà accogliente, a dimensione globale: si tratta insomma di abitare il creato nel segno della relazione e della comunione universale: “siamo uniti come fratelli e sorelle in un meraviglioso pellegrinaggio, legati dall’amore che Dio ha per ciascuna delle sue creature e che ci unisce anche tra noi, con tenero affetto, al fratello sole, alla sorella luna, al fratello fiume e alla madre terra” (n. 92).

Le ultime parole appena accennate, orientano anche a cogliere la seconda prospettiva a cui si accennava: la lettura dei testi di creazione condotta nel II capitolo della Laudato si’ vi scopre anche un vero e proprio Evangelium. Vive cioè in essi, un buon annuncio per l’umanità e per la sua esistenza entro la creazione, radicato nell’esperienza di un Dio che sovrasta il caos cosmico e l’ingiustizia umana: “se Dio ha potuto creare l’universo dal nulla, può anche intervenire in questo mondo e vincere ogni forma di male. dunque, l’ingiustizia non è invincibile” (n. 72), è la chiara affermazione dell’inscindibile intreccio di creazione e redenzione: “nella bibbia, il Dio che libera e salva è lo stesso che ha creato l’universo, e questi due modi di agire divini sono intimamente e indissolubilmente legati” (n. 73).

Non a caso la Laudato si’, si chiuderà nel cap. VI (nn. 202-246) con un forte grido di speranza, con un invito a non disperare mai nella possibilità del cambiamento, ma a lasciarsi piuttosto coinvolgere in prima persona nella dinamica della conversione ecologica. È anche per mantenere viva tale speranza che essa invita a contemplare il creato con gli occhi della fede – gli occhi di Francesco d’Assisi – per comprenderlo come “linguaggio dell’amore di Dio, del suo affetto smisurato per noi. suolo, acqua, montagne, tutto è carezza di Dio” (n. 84).

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