di Fr. Luca Perletti
Un Papa camilliano? Papa Francesco sembra avere tutte le carte in regola per fregiarsi di – o per permettere a noi di attribuirgli – questo titolo. Il pensiero mi è venuto leggendo il testo della omelia fatta nel giorno della presa di possesso della Diocesi di Roma. Tre passaggi mi sembrano importanti, allusivi – direi di più, identificativi – del carisma camilliano. Papa Francesco ha parlato di custodia, di tenerezza e della identificazione di Gesù con gli ultimi, i poveri, i malati.
Della custodia ha già parlato P. Paolo Guarise (vedi sotto). A me custodire ricorda il “prendersi cura”, l’”avere a cuore”, che sono così centrali alla nostra spiritualità. Essi sono più profondi del semplice curare poiché includono un aspetto di relazione, una dimensione di partecipazione, una passione che rendono il carisma di San Camillo unico!
La cura e il farsi carico non sono delle azioni meccaniche o delle prestazioni asettiche. Si nutrono di una ricchezza di sentimenti di cui il più espressivo è la tenerezza. Qui il legame con la nostra tradizione spirituale è molto forte. Chi non ricorda l’invito di Camillo a prendersi cura del malato “con lo stesso affetto con cui suole una madre verso l’unico figlio infermo”? Papa Francesco ci ha indicato un ingrediente importante della relazione, una disposizione così spesso assente nelle nostre relazioni!
Infine ha fatto riferimento al Vangelo di Matteo, capitolo 25, un brano evangelico che Camillo amava ascoltare e sentir commentare. È il riferimento biblico della nostra spiritualità!
Come si vede, Papa Francesco – volutamente o meno – ha utilizzato delle espressioni con cui ognuno di noi facilmente si identifica! Davvero, un Papa camilliano!
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