Cappella del Crocifisso

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Cappella del Crocifisso

 

Nel breve passaggio che porta alla Cappella, si trova un’uscita laterale della chiesa e sulla parete il Monumento funebre di Felice Contelori, risalente al 1652. Si notano, scolpiti con notevole raffinatezza, la testa del defunto, alcuni angeli, degli ornamenti e l’epigrafe.

Nel pavimento sono visibili molte iscrizioni ottocentesche dedicate a nobili famiglie e l’Epigrafe marmorea che ricorda la costruzione del nuovo pavimento della chiesa ad opera di Antonio Bennicelli nel 1879.

Anticipato da una cancellata, il piccolo ambiente di questa cappella si apre con un andamento concavo delle pareti laterali, che anticipano lo spazio che accoglie l’altare, preceduto da una piccola balaustra.

Sull’altare è conservato il Crocefisso realizzato da autore ignoto su un pezzo di legno intero in pino, che Camillo trovò nell’ospedale San Giacomo e che custodì gelosamente, portandolo con sé quando lasciò quell’ospedale. E’ il crocefisso che parlò a San Camillo. In uno dei momenti di grande sofferenza Camillo si mise in ginocchio davanti al crocefisso piangendo e pregando, implorando luce per decidere della sua vita. In quel momento sentì che il Crocefisso allargava le braccia dalla croce e lo abbracciava e confortava con la frase «Vai avanti, pusillanime! L’opera è mia non tua, non aver paura, coraggio». Questo coraggio accompagnò poi Camillo per tutta la sua vita.

Sopra l’altare, a incorniciare il crocefisso, una raffinata e minuta decorazione dorata, con putti alati di colore bianco che reggono un finto tendaggio, mentre nella volta è dipinta la colomba dello Spirito Santo.

Gli interventi decisivi per questa cappella furono avviati nel 1762 e conclusi nel 1764 sotto il Pontificato di Clemente XIII, cui fu fatta richiesta di istituire nella chiesa la Congregazione del SS. Crocefisso. I lavori che completarono l’altare furono affidati all’architetto Nicoletti, mentre lo scalpellino Carlo Calderari completò gli stucchi.

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Il Crocefisso che parlò a San Camillo

La Cappella è priva di rivestimenti marmorei e sulle pareti sono visibili le decorazioni policrome ad imitazione del marmo eseguite nell’Ottocento.

Sulla parete sinistra si può leggere un’iscrizione che si riferisce alla famiglia Bennicelli mentre a destra si trova il Busto in rilievo di Teresa Bennicelli, scomparsa nel 1848.

Un’altra scritta ricorda la principessa Maria Boncompagni Ludovisi duchessa Massimo, importante benefattrice di questa chiesa.