Agostino Lana e il movimento assunzionista

La glorificazione di Maria nella sua corporea assunzione è verità radicata profondamente nel senso religioso dei cristiani, come dimostrano lungo il corso dei secoli innumerevoli forme di specifica devozione, ma soprattutto il linguaggio della liturgia dell’Oriente e dell’Occidente. I santi padri e i dottori della chiesa, facendosi eco della liturgia, nelle feste dell’Assunta parlano chiaramente della risurrezione e glorificazione del corpo della Vergine, come di verità conosciuta e accettata da tutti i fedeli. I teologi, trattando di questo argomento, dimostrano l’armonia tra la fede e la ragione teologica e la convenienza di questo privilegio, servendosi di fatti, parole, figure, analogie contenuti nella sacra Scrittura. Accertata così la fede della chiesa universale, il papa ritiene giunto il momento di ratificarla con la sua suprema autorità.

Il dogma dell’Assunzione di Maria in Cielo viene proclamato il 1 novembre 1950 Anno Santo, ratificato dalla suprema autorità di papa Pio XII con la costituzione apostolica Munificentissimus Deus[1]

Questo momento è preceduto da un periodo, tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900, improntato alla pietà mariana in cui proliferano vari movimenti ispirati dalle varie correnti di pensiero, che si vanno evolvendo tutte in un pensiero mariano che, dopo la proclamazione del dogma dell’Immacolata concezione si orienta allo sviluppo della dottrina della dormizione-assunzione di Maria. Il movimento assunzionista si fa iniziare con le prime petizioni inviate il 27 dicembre 1863 da Isabella II di Spagna, su suggerimento del suo confessore S. Antonio Maria Claret, al papa Pio IX. Questo si propagherà velocemente dalla Spagna all’America Latina e in Italia nell’imminenza del Concilio Vaticano I, ma le domande non furono accolte e sottoposte alla discussione del Concilio.

Fu proprio in questo periodo di fervore che si inserisce la figura del padre camilliano Agostino Lana[2], uno tra i maggiori teologi mariani del movimento assunzionista e che vogliamo qui brevemente ricordare attraverso uno dei primi scritti mariani assunzionistici, purtroppo poco conosciuto, dal titolo: La resurrezione e corporea assunzione al cielo della Santa Vergine Madre di Dio. Dissertazioni teologiche-polemiche pubblicato nel 1880.

L’opera, scritta in soli tre mesi tra il 1869 e 1870, uscì a puntate sul periodico mariano di Napoli: “I Gigli di Maria”, poi raccolta in unico volume. Anche quest’ultima fu sottoposta all’attenzione del Concilio Vaticano I per sollecitare la definizione dogmatica dell’Assunzione. Il Cardinale Bertolini, prefetto della Congregazione dei Riti la definirà: “un lavoro completo, un capo d’opera di critica, di scienza, di erudizione che non solo fa onore all’autore, ma che onora Roma dove gli studi di questo genere sono sì solidamente coltivati”  e ancora Mons. Tripepi, futuro cardinale, definì l’opera: “Monumento vero di dottrina, di critica e di pietà” ; La “Civiltà Cattolica”[3]  del tempo così recita: “opera… tra le più pregevoli, che riguardano il mistero dell’Assunzione corporea di Maria” e asseriva che  “verrà consultata da molti, principalmente se (come di cuore desideriamo) dovessero cominciare autorevolmente gli studi preparativi per la definizione dommatica di questa carissima dottrina Cattolica”; e tanti altri furono gli elogi che ricevette la stessa da parte di illustri eruditi. In realtà, pur non avendo avuto larga diffusione, rimanendo un’opera di nicchia, sarà tra i testi più consultati riguardo la definizione dogmatica dell’Assunzione di Maria.  È risaputo che Leone XIII studiasse le questioni di dottrina cattolica così, volendo consultare la tradizione sulla credenza corporea di Maria Santissima, richiese una copia del lavoro del p. Lana.

Il trattato viene esposto dall’autore con seria e profonda argomentazione critica, così come per gli altri lavori da lui scritti, trae la materia per le sue trattazioni, sempre attingendo alle fonti della Sacra Scrittura, della Tradizione, della storia sacra e profana. Non dimentichiamo la connotazione storica in cui scrive p.  Lana, nella seconda metà del XIX secolo, periodo in cui si impone la corrente filosofica del criticismo, quella critica razionalista che tenta di demolire tutti gli argomenti tradizionali e che quindi affinché una tesi acquisisca maggiore veridicità occorre che venga sottoposta a profonda argomentazione e prova.

Nello specifico l’opera consiste in tre Dissertazioni teologiche polemiche; nelle prime due l’autore affronta l’argomento dal lato teologico, apportando una copiosa abbondanza di prove desunte dalle fonti delle scienze sacre, nella terza si volge al lato polemico, ed esposte le difficoltà, con cui in ogni epoca cercò di impugnare questa pia credenza, le viene ad una ad una demolendo e superando.

Comunque pur se quest’opera e il suo autore sono rimaste sempre nell’ombra, noi non pensiamo di esagerare nel definire questa un’opera primaria e fondamentale affinché l’Assunzione di Maria in Cielo potesse assurgere a dogma durante il pontificato di Pio XII nel 1950.

[1] «Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo».

[2] Nato a Roma il 12 maggio 1821; a diciannove anni entra nel Noviziato dei Camilliani e nel 1845 è ordinato sacerdote. È assegnato prima alla comunità di Bologna, poi a quella di Ferrara. Nel 1851 torna a Roma, presso la casa madre dell’Ordine annessa alla chiesa di santa Maria Maddalena e ne diventa il bibliotecario. Dal 1853 al 1859 è impegnato presso la comunità camilliana dell’ospedale di san Giovanni, per poi tornare nuovamente alla Maddalena. Negli anni 1861-62 è Prefetto della chiesa di san Giovanni della Malva, il 9 giugno 1862 è nominato vice Prefetto della Provincia Romana dell’Ordine, carica che viene confermata fino al 1865. Nel 1873 diventa Segretario Generale dell’Ordine e l’anno successivo entra a far parte come Consultore della Sacra Congregazione dei Riti. Nel 1885 assume la carica di Provinciale della Provincia Romana, carica che mantiene fino al 1895. Risiede presso la chiesa di san Giovanni della Malva, di cui reggerà amorevolmente la Prefettura fino alla morte. Consultore Generale dell’Ordine nel 1898, Agostino Lana muore di enterite acuta nella Chiesa di san Giovanni della Malva il 2 ottobre 1901. È sepolto nella cappella camilliana al cimitero monumentale del Verano.

[3] Civiltà Cattolica, anno XXXII, Serie XI, Vol V, q. 738, 19 marzo 1887, pag. 711-714