P. Paolo Guarise – L’arrivo del Covid19 in Kenya

 

P. Paolo Guarise

Per il  ciclo di interviste ai nostri confratelli camilliani che operano e vivono in Africa, oggi ascoltiamo la testimonianza di p. Paolo Guarise, Maestro dei novizi a Karungu – Kenya

Il primo paziente di COVID-19 in Kenya è stato identificato il 13 marzo 2020. E’ passato circa un mese e mezzo da quel giorno e, grazie a Dio, non c’è stata quella diffusione a macchia d’olio che molti avevano previsto a motivo del tipo di vita sociale e a causa della deficienza del sistema sanitario del Paese. Al momento presente (25 aprile) le cifre ufficiali del Governo sono le seguenti: 340 persone positive, 15 morti e 55 guariti. Naturalmente tutti si chiedono se tali cifre rispondano a verità, data la difficoltà di reperire le attrezzature di laboratorio necessarie per eseguire i test.

Coprifuoco

Dal 15 marzo il Governo ha imposto misure restrittive molto severe di igiene (pulizia delle mani, distanziamento sociale, mascherine, ecc.) per impedire la diffusione del virus. La prescrizione che fa più discutere è il coprifuoco che scatta alle 7.00 di sera e si protrae fino alle 5.00 del mattino: chiunque viene trovato fuori casa rischia l’ arresto. Tale misura ha condizionato molte attività lavorative e notturne, con conseguenze dannose per l’ economia. Un’altra misura contenitiva è la chiusura della capitale, la città di Nairobi, considerata la polveriera dell’epidemia: chi è in città non può uscire e chi è fuori della periferia non può entrare: questa prescrizione è imposta da severi posti di blocco. Non c’è ancora il lock-down, cioè il confinamento nelle proprie case, ma si prevede che verrà imposto. Esso non sarà facile da mettere in pratica perché qui la gente vive fuori, in strada, dove porta avanti il proprio lavoro ed esercita il proprio busin

ess. Forzare tutti in casa vorrebbe dire impedire a molti di accaparrarsi il pane quotidiano, costringendoli a far la fame.

La situazione dei Camilliani

La nostra Delegazione Camilliana non è stata colpita direttamente dal contagio. Solo un confratello è stato sottoposto alla quarantena imposta dal Governo in quanto è ritornato in pa

tria dall’Irlanda. I nostri due ospedali – Tabaka e Karungu – non contano vittime né tra i pazienti, né tra il personale. Però la paura è tanta. Qui a Karungu è stata allestita una tenda presso il cancello d’entrata dove chi entra è obbligato a lavarsi le mani col sapone e gli viene misurata la febbre. Tutti devono adottare la mascherina in viso. Il problema della protezione individuale, special

mente per lo staff che lavora in reparto, è tuttora insoluto in quanto mancano le attrezzature PPE (Equipaggiamento di Protezione Personale) costituite da guanti, scarpe, grembiule, copricapo.

Nessuna delle nostre attività ministeriali – ospedali, cappellanie, dispensari – è stata chiusa, fatta eccezione per la casa dei bambini orfani Dala Kiye e la scuola Elementare e Secondaria Beato Luigi Tezza che ha dovuto essere chiusa per ottemperare il decreto governativo di chiusura di tutte le scuole. Per questo motivo anche i nostri seminaristi (corso di orientamento, filosofia e teologia) sono statti inviati nelle loro famiglie fino a tempo indeterminato, eccezion fatta per i novizi che continuano la loro vita di formazione nella casa del noviziato, senza però recarsi in ospedale per l’ora di apostolato che facevano ogni mattina. Invece dell’ora di apostolato i novizi recitano ogni giorno la novena di S. Camillo per chiedere al patrono dei malati di proteggere la Nazione dalla pandemia e mantenere in salute i confratelli che lavorano negli ospedali in aiuto delle persone colpite. I cappellani – lavoriamo in cinque cappellanie ospedaliere – continuano ad offrire il loro ministero anche se principalmente su chiamata, per amministrare il sacramento degli infermi. La celebrazione ufficiale della Santa Messa è stata bandita dalle direttive governative – e avallata dalla Conferenza Episcopale del Kenya – da tutti i luoghi pubblici. Anche qui, come nei paesi occidentali, i fedeli seguono le celebrazioni liturgiche on-line. Anche il ritiro mensile ai nostri novizi – con il conseguente sacramento della riconciliazione – è stato sospeso.

Attività on-line

Altre attività ufficiali – come ad esempio l’Assemblea generale annuale che usualmente viene fatta a maggio – sono state sospese nella nostra Delegazione, mentre altre – come ad esempio i Consigli di Delegazione – vengono fatte in video-conferenza. Anche le lezione di teologia vengono fatte on-line: i seminaristi seguono il docente da casa loro facendo uso del programma “Zoom”.

In conclusione dobbiamo dire che l’irruzione del virus funesto ha cambiato la vita dei kenioti, Camilliani compresi, anche se per il momento non l’ha stravolta, e non ha causato la “rivoluzione” che ha imperversato in Cina e in Europa. In questo dobbiamo ringraziare la solerzia del Governo keniota che, imparando la lezione dagli errori fatti da alcune nazioni occidentali, fin dall’apparire del primo caso di contagio ha imposto – talora anche con severità eccessiva – le misure restrittive per la prevenzione.
Speriamo, e per questo preghiamo con perseveranza, che il Signore stenda la sua mano misericordiosa su questo continente già provato, per molti versi, in altri aspetti del vivere quotidiano.

p. Paolo Guarise

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